Sul finire d’anno

Neppure ti chiesi di tuffarti
che già fosti mare, in me.

 

Siam finiti
nella distanza di un vetro.

 

Amo la mia vita,
con lei
hanno più sapore le incertezze.
Colonne d’Ercole, il mio sguardo
ma se imbracci la giusta imbarcazione
il mare è docile e rigoglioso.

Emersa

Cielo pulsato di luci
ecco il mio pavimento
ginocchia sul mento, lo osservavo così
covaccia di braccia per non impaurire.
Parlasti come fuoco soffiato
i lobi bevvero ere
e col progredire di cellule
mi ritrovai nei passi
i tuoi, a mettere al sicuro i miei
lambiti da due fiumi di stelle.

Ci incontreremo comunque

Ci incontreremo comunque
nel camminare un viale lussureggiante di note
in punta di piedi o a rincorsa spiegata
verso un tempo mai anonimo
iniziato dai nostri respiri.
Albe, tramonti, lune e stagioni
li incontrerai comunque
pei sentieri che mi indovini sui fianchi
e di te – da sempre so – incontrerò lo sguardo
cerulea goccia che ci farà alchimia.
Comunque, sappi che ci incontreremo
in un volo di sabbia
rotolando per aria
bislacchi come le leggi che ci abitano
spore mai pronte alla pace.

Gusto

Interstizi
nel rasentare la vita per tasti neri e bianchi.
Non mi contento delle note
le melodie vorrebbero distrarmi dal guardare il tempo, anonimo.
Curioso in ogni geometria
leccando i battiti del levare
il levare nei battiti.

Mi respiro in gola.

Cameriere, per favore, me ne versi dell’altro.