Il segno sul filo

Arianna
o come potrei chiamarti, se mettessi in fila
l’alfabeto dello stupore
lasci il segno sul filo di ogni mia risposta
insensata, tremante di meraviglia
per il tuo dito che si inerpica
su strade dimentiche di innocenza.
Tutto si esprime in accecante gioco
i tuoi capelli sul vestito rosso
grovigli di filo che sbocciano fiori
e la tua voce gira la stanza come una giostra antica.
Ti rispondo e mi ascolto
cercando nuove radici di domande
su cui soprassedere -ovvio-
per filo e per segno.

La notte di Assunta

Nel letto l’imene incensa
i profumi che rimandano all’amore
la sabbia rimasta sui piedi smagnetizza il suo argento
sulle mandorle spremute e godute tra i capelli.
Lampi, il cielo stordisce di fuochi
la finestra pullula luce come scagliata in un temporale estivo
e Assunta è già sotto l’arco
che separa la casa dal panorama
attonita per come il respiro del sesso possa essere così caldo.
I seni si vedono appena, scontorni alla penombra
e per un gioco artificiale ogni globulo lucente
sembra nascere da lei.
Assunta increspa la schiena
-sorride e ha i bividi, quando fa così-
poi tira indietro la testa
una stella goccia
e io scoloro tra i miei desideri.

Sfumature

Sfumo lo sguardo
dove il bianco scende al nero
dove il nero si amplifica in bianco.
C’è sempre un po’ di peccato
nel coesistere di colori opposti
nel fremere i muscoli quando i giorni ti vorrebbero composta,
ma chi nasce linfa predilige il futuro
scorre, realizza i sogni delle radici
nell’involarsi in rami
e respira come il cielo fatto abbraccio
nei dintorni del cuore.

Nella stanza 102

In quattro mura di rossetto rosso
il cuore stinge le guglie del castello
e i miei piedi non si allontanano dalle lacrime.
Il nocciolo del collo non germinerà la voglia di guardare avanti
finchè non busserai la parola magica.
Centodue volte
celesti, come ho contato il cielo
sotto cui l’amore non ci basta mai.

Una domenica d’estate

Nei passi raffermo
-un pane dimenticato al sole-
ti precede lo sguardo del tuo cane
nero, come la stretta della lava
per avvinghiare il mare.
Quanti ostacoli su cui inciampa il bastone
ma tu guardi avanti, al tempo che hai perso
e che è stato raccolto dalla memoria.
Ci incontriamo dove il cuore si affatica
nel punto di sutura tra discesa e salita
tu, gli occhi velati dal disincanto
io in andatura per non svegliare il sogno.

Il colpo in canna

Le stelle disposte a coro
dietro l’altare della luna
cantano la marea di una notte scoscesa
come la sabbia che si rintana sui piedi di quella donna immota
che ride tra i bordi delle onde
ride a braccia dilatate verso il cielo incredulo.
L’attesa della croce
dell’ultimo colpo in canna all’amore.

… schegge di salsedine.

Prova a pensare

E’ curiosa la possibilità
di stelle ferme a guardare
gli umani cadere e rivoltarsi
nel brago delle loro miserie.
Cosa vuoi che esprimano
se non disgusto, se va bene pena,
perciò -meschino- rifletti
la scia che si allunga non è il vassoio pei desideri
ma la saggezza delle stelle
nel darsela a gambe levate.

La via del nido

Libera gabbiani nei miei occhi inquieti
le pance bianche mi rasserenano al cielo
liberali in prossimità dell’alba
nell’ora delle vene lisce
e quando fa così buio che il mare
è più caldo del sangue.
Forse troverò il nido
dove ristagnare d’un colore accecante.

Pretesa

Voglio un amore sputato all’inferno
sparato in paradiso
con una catapulta di brace lussureggiante
voglio un amore che disinneschi l’anima
che si illumini a giorno sotto l’urlo della carne.