Gloria e Marco

Gloria e Marco
abbracciati a bastargli una valigia in due
riempirla senza smuovere di dosso la paura.
Quanto è irragionevole fuori
sembra un tramonto a notte fonda
il caldo dell’estate da arrivare
è luce del fuoco
calore del fuoco.
Da lì in alto i sogni hanno un panorama diverso
così, per sentirsi in pancia al cielo
che vi ha partoriti all’altra vita troppo presto.
Prima di chiudere e partire
c’è spazio in valigia.
Una voce accoccolata
si schiude sul seno.
“Grazie, mamma.”

Ossessione

Scarpe conserte
scarpe slacciate
scarpe accavallate
scarpe abbindolate
scarpe rattrappite
scarpe distratte
scarpe ribelli
scarpe sottomesse
scarpe sguarnite
scarpe sgualcite
scarpe impietrite
scarpe indifese
scarpe ammalate
scarpe implorate
scarpe assetate
scarpe silenziose
scarpe proscritte
scarpe nella lista della spesa
scarpe in attesa.
E qui fermo il viaggio
pindarico illogico
e scendo dalle scarpe, tutte quelle viste, misurate, giudicate.
Voglio che i miei piedi siano spolpati
da un branco di fili d’erba.

Il mio destino di foce

Spirali di conchiglie affiorano come sorrisi tra la sabbia
conchiglie tra le mie dita, come fiori di mare.
Sei un fiume che non conosce regole
da quando rinasci di prima pioggia sul crinale
a quando batti i pugni a letto, e sbordi.
Non c’è fatica nel mio destino
inondi dalla radice degli occhi
e guardo in me il carisma del sole che si sparpaglia a tramonto.
Dissolvi il centro in quiete
l’assenza senza insistenza.

Tra le mie dita conchiglie, sono fiori di mare.

Sillabe di amore

Starei solo nei giorni
di carta e penna in mano
a scriverti campanule di linfa
cucchiai affusolati che tintinnano bicchieri
di aranciati riverberi, starei a leggerti
quei piccoli nodi sul bianco del lino
come fossero capitoli, tutti essenziali alla storia.
Sceglilo tu il nome
dell’alba seduta in balcone
dell’acqua che rinfranca lo stelo
interrompi ciò che scrivo ciò che leggo
e a chiare, dettate lettere, sillaba l’amore
come non mai.

Letto di mare

L’alba tira a sè il lenzuolo d’acqua
e siamo svelati al cielo lussureggiante
senza temere gli occhi delle stelle.
I pescherecci ripongono le favole parlate dalla notte
a propiziare il gonfiore delle reti, ma tutto è lontano
in deriva da questa sabbia, che è troppo meglio del letto.

Ovattati, ci amiamo.

Ritmo zero (Marina)

Ellittiche curiosità
intorno a me. Nella stanza
sono un ritmo zero, non fiato non ciglia
immobile polo.
Il puzzo segreto delle carogne
quello che viene fuori quando aprono la bocca
e lo stomaco imputridisce l’aria
di violenza, annuso questo rigagnolo
finchè tutto diventa freddo.
Le pareti imbiancano la stanza
gli occhi perdono il cuore
lamette, catene, sono di acciaio
come la rosa se ne assaggi le spine.
A concentrarmi sul respiro di una piuma
mi si stondano i polmoni.
Contromano, il sangue.

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L’artista Marina Abramovic in uno dei suoi esperimenti più controversi, al limite della comprensione, chiamato ritmo 0.
La performance è stata condotta nel 1974 in studio a Napoli.

Il ricamo

Nella buca di fango scansavi il firmamento
dal mio viso disperso tra stelle in guerra, lui ogni notte,
ne aggiungevi un tratto al tuo stupore.
Scendesti in me
come l’esofago di un flusso di coscienza
la spinta sul fondo era un turbine di chimica
e l’acqua ti accese la pelle di sentirmi nel tuo tempo.
Lingue e spezie di oriente
ricami fitti dove la pancia è orizzonte, l’ombelico la prima alba.
Mi vedi nelle gesta di questa e passate ere
nelle parole che sibilano sulle ore
nelle cose in ogni forma di accompagno alla vita.
Ci racconteremo questo, seduti ad aggrottare occhi alle emozioni.

San Martino

Nel primo giorno
d’estate in pieno inverno
il mare albeggia dai nostri respiri
e le labbra non sanno sottrarsi alla marea.
Carpiamo dal sale l’imperfezione della sua dolcezza
sulla rima degli occhi versi di indaco e porpora
baciano le tue iridi di castagno.
Non ricordo cosa accadde
su quella giostra di coriandoli
e tanto altro anche a te sfugge.
E’ il gusto della poesia
… vestirla di futuro piuttosto che di ricordi.

I fiori sono tutti uguali

I fiori sono tutti uguali
cerchi concentrici avvolti nella plastica
cellule colorate che traslano il ricordo
dalle meningi a un marciapiede.
I fiori sono uguali, tutti raccontano
le ore dell’uomo, rughe e lentiggini
si addensano al tempo.
I fiori sono uguali
solo per chi non li ha deposti
per gli altri il cielo scuote
l’unicità del cuore.

Due candele

Di rimbalzo, l’attacco della pioggia
alza il buio dai dettagli delle cose.
Due candele si crogiolano nell’ora schiusa ai segreti
il giorno nasce appena ma si svela a pochi.
Benedetto dalla fiamma di avorio
un nome viene scritto in modo importante
a inchiostro denso di ciò per cui la vita è bella.
La cera tamburella
il tempo del latte per scaldarsi
e i biscotti regalano la scusa
di leccare l’ingordigia dalle dita.
Di rimbalzo, l’attacco dell’amore
musica un tavolo nudo
e due candele suggellano.