Scucio i sensi.
Intirizziscono le vene
spogliate del tuo ricordo.
Archivio mensile:Agosto 2013
Lava ed oro
Lampadina
Prospettiva
Interstizio
Il tramonto bagna di inchiostro
la livrea di un pettirosso
affacciato sul mio taccuino.
Forgio quel che vorrei di noi
forzando delle pagine il limite
gli spigoli, le costrizioni
mentre due occhi densi come caffè caldo
stracciano le briglie al cuore.
Ti insinui come stagione irrequieta
tra i merli della mia torre,
slacci la serratura di tende.
Sono incastro tra letto e cielo.
Afferro l’abbandono delle tempie
il loro fluire da occhi densi come caffè caldo
fino all’interstizio dei tuoi nei.
Lo colmo, gemendo lava.
L’oasi
Siamo attimi recitati dalla natura
dentro ad un cosmo recintato di muri.
Il sole mi tramonta addosso
mentre annaspo tra lenzuola di umori.
Scavo nel denso
con gomiti e gemiti
per trovare quell’imperfezione
in cui s’è impigliata l’anima.
Senza più cellule
sono una membrana strappata all’infinito
che nutri di piacere arrabbiato.
Sorvoli sul mio orgasmo
come un albatros mai sazio di migrare
per poi planare come un temporale
sull’oasi di pelvi appena acquietate.
Sardegna
Ho chiesto al sole di coltivare oro nel mare
così da poter nuotare tra le tue messi.
Maudit (alle rose spezzate)
Strappami il cuore
strappamelo per bene
prima che ritorni in circolo l’amore
tra i sensi e le vene.
Soffocami i piedi
-ferri stanchi e tu calamita-
sulla mia vita ti siedi
a rinnegare una foto già sbiadita.
Un anno in più (ad Andrea, per i suoi 39)
Un anno in più
sui tuoi piedi di bimbo
orme a contare
quanto manchi al Natale
quanto alto debba essere
il salto per far compagnia
ad un aquilone.
Scarpe senza la voglia
di andare a scuola,
scarpe da allacciare:
il primo compito che non vedi l’ora di fare con tua madre.
Un anno in più
sui tuoi piedi di uomo
orme a contare
quanto manchi al riposo
quanto alto debba essere
il salto per far compagnia
all’amore che brucia.
Scarpe senza la voglia
di andare a lavoro,
scarpe da allacciare:
la prima passione che non vedi l’ora di fare con la tua Danza.
Acqua e menta
Sei acqua
delimiti le insenature
in cui mi raggomitolo aspettando il risveglio;
impalpabile eppure macigno
releghi le mie ferite
in fondali inesplorati.
Sono menta
gioia che ti spunta d’improvviso
tra le persiane dei giorni,
liana da cui osservare la realtà.
Un cucchiaio nel bicchiere
turbina la sorte
poche gocce di me
si insinuano nelle tue spirali.
Sento di annegare
ma se incornici il cielo con gli occhi
come hai fatto ora
spero
sia
almeno
per
sempre.