Impara l’arte

L’arte è un sorriso menzognero
una lingua che ride e imbeve le labbra
di turgore, per criptare denti affilati
carta che tiene a memoria e affronta la tempesta
ingenuamente consapevole.
L’arte è il siero che la morte sussurra
alla precarietà terrena
un antidoto che infetta la gola dei sensi
che spasimano per altri, e nuovi, sensi.
Orlo che si disfa da solo
prendendo in giro l’abito della convenzione.

Beata maledizione che assolve dalla realtà.

Sei bellissima

“Sei bellissima”…
scivola approvazione
sulla corteccia di stoffa
innesti cromie,
cangianze che i colori non sapevano di avere
storditi nell’osservarsi sbocciare
sotto l’agio delle tue carezze.

Le quattro fasi

Il piacere.
Funzione continua
a piedi, al galoppo
su un destriero, passeggiando
non trascura mai
l’essere sostanza finita e discreta
un sampietrino alla volta
incorniciato dagli altri
nella parabola con cui la platea
ascende al trono.

Tavolozza

Strizzami i sensi
nel sottobosco della pelle
lingue di colore filtrano dai pori
che distendi in tela col solo comando di labbra.
Almeno stavolta
Madre Natura curiosa ed apprende
giusta sequenza di gocce cromatiche
da regalare al cielo
intriso nel suo dolore.

Contatto

Sulla pancia cinque dita
altrettante sulla gola
le scruti annodarsi in ringhiera
ultima azione sensata
innalzata sulla mia schiena
per inibire il delirio
nel compiere quel gesto affrettato
chiamato libertà.

Ceralacca

Protetti nella cupola d’argento
due corpi disegnano l’emisfero di piacere
tirandone le estremità per farne asintoto alla pelle.
I baci…
cadenzati frattali,
miniatura di labbra da cui goccia ceralacca.

Il cielo si rapprende.

Imprigioni il tempo in dieci passi alla volta.

Lo sguardo di lava selvatica
è capobranco del formicolio di impronte
alle quali non resta che confluire magistralmente
negli interstizi.

Appena sotto

Diamanti sferici
regalati alla mia pelle da una natura che ha sconfitto
se stessa, per ritornare al primitivo punto di curiosità
nell’inventarsi
nello scoprirsi.
Indugio
appena sotto il cielo, che bussa alle tempie
per rimettermi in circolo la realtà
dando tempo alle ciglia di schiudersi
e godere dell’oro che si sdraia sulle iridi.

La via di fuga

Confluiscono nella sabbia
stretti gradini
abbagliati dal faro arroccato in cielo
rincorsi dalle orme di inviti
accennati col mento.
Trovano quiete sull’altare salato
due ombre scappate all’istante
pennellate incastrate nel quadro
del futuro che ha scelto la sua via di fuga.