Si sbilanciano figure
appena dopo il lampione
sono orgogli di edera
che rispondono alla verginità del cuore.
Vertigini basculano,
giocano a indovinarsi tra gli aggrappi delle mani.
Tu, jeans e anelli
la barba che preme
contro le gote, ti affermi uomo
istighi il rossore di carezze
piene e legittime, coll’ispido nero
che solca il possesso dal volto al collo.
Tu, leggins alzati da terra
succhi baci in punta di snickers
offri il mento alla bolla di colostro.
Danza timida nei fianchi
scosta gli zaini a pilastro del guscio.
Diventa fitto il tempio
la pioggia è golosa del suolo.
Gli attimi sono labbra.
Conti le ciglia
preghi la veglia,
mentre accade il vespro di nubi
il lampione rischiara.
Lo ricorderai, ragazza?
Fissa una canzone,
chè quando la riascolterai
saliranno a galla i lineamenti di questo amore.