Guardavo il fuori
ad altezza del suo orizzonte,
gravida di polvere
di frammenti di crisalide
parassita del vetro
su cui vociavano stagioni.
Il sole, capace d’addomesticare gli occhi
i fili di pioggia, perle
partorite dal lamento di ostrica
poi…il vento
pregavo mi spuntassero le mani
a cullargli la ninna nanna.
La ringhiera ossidata
dai rigagnoli di piante senza più midollo
era la mia ora d’aria,
fantasticavo sulle insenature
di quei muri a secco
domandandomi se mai
fossero stati pelle.
Sento l’alleggerirsi d’ossa
un brivido, al grave rintocco di clessidra.
L’ultimo sforzo di tumulare la rinuncia
ha il sudore del destino
e con le ali disegnate di fantasia
valico il mondo conosciuto
per schiudermi in te.
1° Classificata “Poesia d’autore” all’VIII Concorso Internazionale “Carmelina Ghiotto
Zini”
3° Classificata al Concorso di poesia “Maggio Pontelongano Antico Ottorino ed Elisa
Benvegnù Ortu- XXIX Edizione – anno 2015”