Accartocciate a sogno le mie mani
tremate di un piacere crisalide sulle tue
che inventano pelle mai saputa prima
per il gusto solo di anagrammare il proibito
in realtà.
Archivio mensile:Settembre 2015
Muri
Muri spinati
non un bubbone di petalo
muri di fumo
senza l’oltre che finisca negli occhi.
Muri di latta
impronte di razza non tua
muri di stracci e viveri
ecco come è fatto il mio dio.
Muri senza più lucertole
-calore inesploso-
il sangue non ha poi così freddo
a non scorrere in mani che eviscerano.
Grumo
Cicale
e nebbia dalla camminata stanca.
Pioggia a coriandoli
osmosi che disegna plettri
a suonarci l’asfalto.
Non so cosa ci faccio
in ogni dove,
non sto in ogni
ma solo dove il cuore mi raggruma.
Chi sarà mai?
Dal Tempo
-pensato a tavolino-
è fuggito il poeta.
Girovaga in fazzoletti di spazio
prende corpo in ogni intorno
inciampa –e lo dice- sui sogni
raccoglie e li conserva in bislacche tracce
di inchiostro.
(“Di che colore lo vuole?”
“Del colore dei giorni.”)
(di)speranza
Stoffa a carcasse
scarpe camminate da fossili
che hanno lo stesso DNA della sabbia.
Ossigeno è quel vento
con cui migrazione si plasma
il torace è scrigno di dune.
Soffia tra le costole
sfregia l’eco in crepaccio
la (di)speranza.
Sponde
Amaro
papilla di sale nel barattolo del diniego.
Dolce
un cappello di raggi a cadenzati passi sui miei occhi.
Sto in giorni dal gusto imprevedibile
un piatto caldo lo avrò sempre
ma da bere…
lascio sia la Pietà a mescere Lete*
-sia fatta la sua discrezione-.
* Lete è il fiume dell’oblio, non la marca di acqua minerale.
Il primo applauso
Maschera
bianca, somma di colori
somma di espressioni e perciò muta
sei guscio
crepato d’occhi, leccato da lacrime
ti schiudi alla vita
del primo applauso.
Primo prezzo
Continenti che sono scaffali
merce deperibile come pedine in ossa
etichette in caduca pelle
e i vestiti rabberciati di scadenza.
Scatolame, che quanto può valere
se ti devi abbassare
perderci dita sulle etichette che si appiccicano
-spalle come tante-
e la via di ciascuno
è disperazione di tutti.
Tentata
Pelle
campo di battaglia perpetua
incuneata nella falda del buonsenso
corsa da baci che sono trivelle
smottano e succhiano quel che si dovrebbe
ma che passione cieca mastica in oblio.