Quando ci siamo detti fino al tutto
ed ogni fatto partecipa al passato
non mi rimane altro che
sentirti come l’ultima canzone da inventare.
Archivio mensile:Gennaio 2016
(S)offerta
Rugiada in piacere il pavimento.
Stallo.
Senza il binario della fuga
la salvezza è solo sporcizia.
In aborto (ad Alessia)
Tumefazioni
di un cielo al buio
che non ho fatto in tempo a pregare.
Un anno dopo me
Il cuore.
La pancia.
Serpenti di ciottoli
sghembe geometrie
del cuore alla pancia
della pancia al cuore.
Per strada, solo tu
correvo e ti volevo in ogni aspettare.
Assolata, indugiavo un campo di grano.
Mi fissano le spighe
-quel tempo fa pungevano anestetico-
che imburro e sbriciolo su labbra complici.
Il mio finalmente è arrivato.
A giocare
Sdrucciolano braccia
le tue, le mie
chi può dire quali sopra e quali prima.
Sappiamo, nello starcene così, di casa.
In anatomia
Estro
verso
fletti
ogni mio organo
dal tocco tuo
fin dove abbiamo detto agli dei
che finisce il cielo.
“Come fai”
Quel tremolio
a cavallo tra sguardo socchiuso
e il mantice delle narici,
null’altro serve a provocarti di sguincio.
Pensi ciò che voglio
prima di ogni ultimo “come”
deglutito con la sorgente degli umori.
Sveli il fare
su ogni mano che sei.
Ora so
Eri nel dove
appesi punti ricurvi
su spine precarie.
Spesso forzavo la mano
-stigmate e domande-
a forza di gocciare sono divenuta mente
e tu ogni nome che potesse star bene col distacco.
Ora so dove non sei.
Nella mia felicità.
La prateria
Appendi i miei fianchi al dondolare
sconfinato in sinusoidi di allusioni.
Intacco praterie ad occhi chiusi
sprigiono stagioni in punta d’erba
primavera e autunno … sensazioni mansuete.
Raccapriccio, nell’estate che mi arde
fino in zolla. Sveli i reni e non mi compi.
Gocce di carne ghiacciano.
Crepito e strepito in crinale
ma non ti cambio con nessun altro inverno.
Cosa ne faccio?
“Ho una decina di scatole di scarpe da buttare.”
“Mettici i sogni, per insegnar loro a camminare.”