Nei miei occhi spettacoli di vario genere
aperti al pubblico senza sipari, atti circolari
col solo intervallo di secchiate d’acqua in terra
-tempo delle lacrime-.
Il circo irrompe anche quando non è giornata nè stagione
nella trama rimpolpo colori sui visi bianchi dei giocolieri
degli equilibristi, sforzati dalla calce con cui rattoppano la vita.
Spezie sgargianti spolverano la strada
la ruota di un calesse schiaccia e le rende vive
sui capelli al vento, lo stesso vento che rallenta e accenna
un rito primordiale tra conchiglie appese.
Di notte i miei occhi fuggono all’orizzonte
per essere accettati da un branco di solitudine
somigliano a noccioli cui strappi di dosso la polpa
marroni con accenti carminio.
E nel crogiolo del silenzio, lì è il fragore del circo
le mie ciglia si annidano all’alba
e da ogni raggio di sole tracima una farfalla.