Acqua, controluce
quanto brucia nei miei occhi che vedono
ciò che neanche tu immagini si possa guardare.
Acqua, controluce alla mia carne
senza una diga a ripararmi
solo sacchi di sale che hai cucito dalle mie lacrime
e buttato nell’anima che tenevo innevata
come gioia di innocenza, dove ridere e tornare bambini.
Controluce alla finestra
sgocciolo di tremore
parlo e mi riverso dentro al mio sorriso
le labbra che si irrugano ma stanno
alle intemperie agli anni alle pietre che mi hai sputato.
Sono un passaggio sempre nuovo
e di qui dovrai passare.