Il mare albeggia tra i nostri respiri
e le labbra non sanno sottrarsi alla marea.
Carpiamo dal sale l’imperfezione della sua dolcezza
sulla rima degli occhi ti si addormentano versi di indaco e porpora.
Non ricordo cosa accadde
su quella giostra di coriandoli
e tanto altro anche a te sfugge.
È il gusto della poesia
vestirla di presente piuttosto che di ricordi.
Archivio mensile:Maggio 2019
La musica del sesso
L’inizio musicale della pioggia
alza il buio dalle cose
il giorno nasce appena ma si svela a pochi.
Scrivo il tuo nome sulle labbra
con l’inchiostro denso di quello per cui la vita è bella
mentre inizia la musica del sesso,
inizia su un tavolo nudo la tua schiena
che regala la scusa
di leccare l’ingordigia dalle dita.
Il gusto della poesia
Il mare albeggia tra i nostri respiri
e le labbra non sanno sottrarsi alla marea.
Carpiamo dal sale l’imperfezione della sua dolcezza
sulla rima degli occhi ti si addormentano versi di indaco e porpora.
Non ricordo cosa accadde
su quella giostra di coriandoli
e tanto altro anche a te sfugge.
È il gusto della poesia
vestirla di presente piuttosto che di ricordi.
Sinuoso dubbio
Spunti con cento albe
dal latte della mia colazione
e io respiro con le narici ad asola
i bottoni della tua camicia, come scendono sul seno
si tira su il cucchiaio sempre troppo tardi
col dubbio che i biscotti non si inzuppino a sufficienza
quando invece affondano senza lottare
come vorrei fare io tra le lenzuola
se solo tu restassi ancora.
I brividi sui miei respiri
Tuffo il viso nei papaveri
la pelle si colora dell’infanzia
nel venirmi incontro rane chiacchierone
e io a farle ragionare tra risate e capriole.
Parli, e svegli il profumo
che il sole sparge all’erba,
la gola mi si ferma e guarda tra le labbra
questo tuo modo di stare in brividi sui miei respiri
e semi neri mi sdrucciolano i seni
e rame liquido accorre al mio cantare.
Le bambine parlano
Le bambine parlano nel parco
verdi di ingenuità e speranza sono fili in erba
quanto mai potrà fare male il vento che le insegue?
Le bambine perciò stanno
come la farfalla stampata sulla maglietta
controvento a un papavero che strozza la gola coi semi.
Doveva essere un’altalena
nel suo punto più alto a sfinare di risate l’orizzonte
doveva essere l’infanzia a becco spalancato
e natura che mai dimentica le sue figlie.
Di queste primavere non è dipinta però la loro vita
ma solo di un disegno che strilla nei suoi colori accesi.
Dissennati sensi
Questo giorno ha fatto abbastanza
-non dico nè in male nè in bene-
a cucire i ricordi tra cascate di ore.
Dissennati i sensi
hanno speso tutto al bar della memoria
cosce cafone e sigarette in coma
non riesco più a rimproverarli.
Cosa
-maledetta cosa-
devo o vuoi?
Di spalle
Cucirei le dita nei palmi
per togliere alle mani la voglia di carezzarti
rovescerei le labbra nelle guance
per togliere alla gola la voglia di assaggiarti
la mia schiena batte i pugni
alla fermata di questo amore
e il cielo si sporca di rondini infreddolite
mentre ti amo e te lo dico
mentre mi ami. Di spalle.
La malattia
Incarnati nei miei occhi.
Comincia dalle vene
seminale a manciate
azzurre e tremanti, ammutinate.
Infettami di stupore
come una bimba che tuffa il naso all’insù
e sbircia la finitezza del cielo
negli interstizi che le rosse foglie concedono all’autunno.
I ragazzi
Si sbilanciano figure
appena sotto il lampione,
sono vertigini che oscillano, giocano a indovinarsi
tra i grappoli delle mani.
Il tempio dei fianchi
suona una timida danza.
Gli attimi sono labbra.
Conti le ciglia
preghi la veglia,
mentre accade il vespro
il lampione rischiara.
Ragazza, fissa una canzone,
quando la riascolterai
saliranno a galla i lineamenti di questo amore.