Legati da un filo
di sintesi, tal quale le nostre ali
avevamo un difetto di fabbrica
in membrane vigili e curiose
-non occhi di vernice-
e sporgente dal petto quel pugno di pelle
che diveniva irrequieta risacca
ad ogni minima intenzione di vento.
L’audacia di Icaro
benedì due sorrisi di sfida
facemmo seta della catena,
divincolarci fu il gioco dell’attimo.
Puntavi il sole con buffa prua di plastica
l’altro apice, abbagliato di raggi
mi proteggeva oltre le piume.
In tanti piccoli flauti, all’unisono
…la libertà.
Ricordo il calore
come dell’acme di cui si ha timore
ricordo l’attesa
della rugiada sospesa
lo sguardo fisso al cenno
appena dopo l’orizzonte
tu che soffi “E’ ancora presto per il tramonto,
Amore.”