Regina.
Riuscita a distogliere i suoi occhi
dal fango dell’incomprensione, eri Regina.
Acerbi campi di grano
indoravi con albe di speranza,
fortificavi l’arnia strappandoti pelle e linfa
dietro al sudario tessuto dalle suddite.
L’autunno senza colpa
osserva il nido sciogliersi negli elementi
alla Regina porge memoria
di quando vide il sovrano fuggire.
Vola una foglia
il vento la cuce sul cuore.
Sapore di casa, per la prole interiore.
Sul capo
pendono tuoni, di nuvole e fiele.