(in cui guardi il cielo solo perchè ti stanno tirando per i capelli)
Mi piace sentire il fulmine arrivare addosso
e non rifuggo la bonaccia che lecca via gli scampoli.
Ammiro l’equilibrio delle foglie a pelle d’acqua
ridotte all’angolo da sentenze di ghiaccio
ecco perchè t’ho fermato il petto e mi sono chinata
in cerchi concentrici, a indorar loro l’eutanasia.
Che ne sai tu, non c’eri mai
nelle prigioni di capelli
che mi facevano lavare la fronte nelle ginocchia.
Stiracchiavo i sogni
e le foglie i loro bordi
per essere sempre più vittime della macerazione;
prendevano fiato sincronizzandosi con la legge di Archimede
fino a non poterne più.
Cagliate nell’acqua
la mia poppata quotidiana era dei colori del cielo
appena poco sotto alle mie orme
appena poco sopra al dovere di una piscina.
Dietro di me
la tibia cozza sulla schiena
ti abbassi e mi carezzi un grimaldello
sul collo.
Riesco, posso e voglio
sentirti negli intenti di una nenia
che evapora la propria voglia
a circuirmi i lobi.
Sai di cioccolata.