Non c’è più niente che io chieda all’assenza
non il pericolo che vive la tua carne
né il cammino scalato dal tuo fiato
non il fondo della notte che non ti fa sognare
né quando saremo piacere per la voce.
Più nulla io domando
perché mi stai nelle ossa
e non voltandomi né protendendo i sensi
tu fai di me ciò che vuoi.
Mi dilungo sulla terra, una mano scava
l’altra ti cerca gli occhi sul tramonto.
Espandi oro e argento, nel lasso di sole
accenni alle stelle, al futuro
da ogni periodo, di tempo e parole
… pertugi luce.