Ti pregavo nelle stelle
in ogni simbolo che avesse un’altura da scalare
stringevo tra le labbra la terra
granelli più potenti di me che ti cercavo senza saperlo.
Capocchie di spilli
meteore, tempo nella clessidra
l’antico era in ogni iride
da infinito mi strinsi in retta
segmento
punto
e mi lanciai dalla bocca che avevo ancora
verso la tua pelle ignota.
Una goccia di magma
quietata
proprio lì.