A furia di scavare il cielo
ci siamo raggiunti, scambiati di impronte
per questo tutto ciò che porto al viso
è la terra che calpesti
il fango che tarpa gli occhi
l’assenza che incolla il dolore in gola
le pietre calciate fino al blu
per questo tutto ciò che porti al viso
è la mia stupida leggerezza
quanto basta a voltarmi e chiederti se mi ami.
Nel mio giaciglio di gambe incrociate
ho disciolto lune dischi d’acqua
scaglie di pesci e ogni natura propizia
per farti proseguire il viaggio.
Per quel tempo in cui saremo specchi
e vividi alla mente
ti chiedo, allora, prosegui
in affluente, verso me.