Riesci a non piangere più

Quando gli angeli ti cadono negli occhi
e con le piume cuciono le ciglia
come puoi piangere, come
quando inghiotti nello stomaco
ciò che delle ali fa volare
la parte di cuore che non saresti voluta diventare.
Riesci a non piangere più
quando le ombre le guardi in carne e ossa
quando petalo dopo petalo
spelli ciò che era importante
un m’ama…non-m’ama

e il tuo corpo pesa
quanto una radiografia.

La zuppa del silenzio

Quando la mia lingua si scotta
con la zuppa del silenzio
mi rovescio gli occhi nella carne
a capire dove siano finiti i miei passi

sotto i piedi degli altri
persi da suole bucate
o a dare la forma a scarpe nuove
scomode
costose
da tenere al buio a memoria di un vezzo.

Arriva il punto in cui mi perdo
consapevole di non essere mai partita
con le scarpe da comprare
ascisse e ordinate da tracciare

cose minime
per cercare il dolore.

In punta di piedi

Eppure vedevo finestre
sul giorno degli alberi
una stanza senza porta
dove il tuo amore imbandiva
la colazione, fatta di letto e domeniche indulgenti

ti vedevo imbiancare i muri di rosso
quando socchiudevi la gioia negli occhi
e poco prima di guardarti
mi toglievo le scarpe
come a rispettare la tua voce
in punta di piedi.

Non pensavo che la vita
potesse rompersi in parti così piccole
di anima
che la polvere e l’incuria fossero mobili
necessari alla casa

non pensavo la tua voce mi addentasse
eppure sono entrato con cautela
avevo il cuore
in punta di piedi.

Voglio scriverti

Si scuciono dalla mente
le parole su cui galleggiare in questa folta notte
di sanpietrini invece che di stelle
e di vento sulle labbra, invece dei tuoi baci.
Voglio scriverti, nel tempo di adagiarmi al sogno
quando perdo ogni decoro e mi sfilerei dal corpo
come tortuosa vena, pur di farmi ricomporre da quelle dita
che sapevo e ora stanno lontane da me.
Voglio scriverti, in ogni occasione perduta
nei secoli che non ricordiamo e in quelli che scapperanno;
voglio scriverti nella lingua delle lingue
un qualcosa fatto di pagine incolori e senza lettere
un qualcosa da lasciarti accanto a dove siederai
la costola del libro e tu che aspetti me
la costola mancante alla nostra casa.

Sono di passaggio

Mi appoggio alla tua corteccia
gemella in ombra
mento di terra
le gambe fissano i sassi
le vene inventano un nido di foglie.
Sono di passaggio
lascerò un pensiero sottile
come i capelli sul fiore dell’acqua
e di te, albero
porterò addosso i nomi del vento
la fermezza dei germogli
le cavità dove le farfalle troveranno un cuore.

Ingialla

Il ginkgo ingialla
un canto fuori primavera
e nuvole tramontano un poco meno
in questa idea che ora ho del rosa
come un colore non proprio sciocco
forse l’iperbole alla mia pelle
alla tua lingua di iniziazione
che, tremule, si uniscono.

Essere

Nella spina dorsale mi hai martellato un ramo secco
sparsa terra sterile intorno
ma dell’isola che volevi farmi
sbafo in mille colori
e ti crepa la pietra rossa in petto
per gli smerli dei miei petali
e ti crepita la schiena
sotto il peso del mio arcobaleno.

La bugia

Nella casa che non sapevo di avere
nelle stanze che non sapevo di avere
gettai una luce
nel camino che non sapevo di avere
gettai il fuoco

nessuno batteva la porta di legno
che marciva di ore mai spalancate.

Coccodrilli -da quale fossato?-
mi raccontavano il buono
delle stagioni che non sapevo esistessero
che ogni crosta è brutta
ma è vita per il pane
è vita per la pelle.

Alla prima briciola di vento mangiai la libertà
la bugia bussò
e non seppe mai la verità.

Sulle eliche del cielo

È un respiro
il viaggio sulle eliche del cielo,
un tramonto che scivola
tra l’autunno e il mare

Me ne accorgo appena
dietro la finestra dagli occhi velati
coi seni come due foglie rosse
appena cadute
dalla linfa delle tue labbra.

Passi caldi sulle spalle

Quanta tenacia
in quelle spine sul mare
piccole vele che mi pungono
di ombre e sale.
Avrei voluto occhi meno fragili ai pensieri
e passi caldi sulle spalle
ma il cielo stringe le labbra la bocca
e in un silenzio livido
posso solo scivolare via
concentrica
nel mio nucleo.